di Domenico D'Amico
Foto di Marissa Gawel
Ho sognato mio padre, morto tanto tempo fa.
Eravamo
in qualche residence per turisti, e io entro dentro la sua stanza.
Lui indossa canottiera e calzoncini, come faceva a casa d'estate.
La
stanza è ricolma di cianfrusaglie variopinte (siamo in Florida?), e
lui sta armeggiando con un lavoro a maglia, un pastrocchio nero che
tracima sul pavimento, tanto che quasi ci inciampo.
Sulla
sinistra, un enorme letto di raso madreperlaceo, e sul letto una
baldraccona coi boccoli finti, che fa gesti da maliarda all'indirizzo
di mio padre e poi si rivolge a me offrendomi un cioccolatino. Guardo
alla mia destra, ce n'è uno scatolone pieno vicino alla porta. Io,
imbarazzato dalla scena, faccio marcia indietro per uscire, ma cedo
alla tentazione e mi impossesso di uno dei cioccolatini. Fuori dalla
stanza della deboscia, lo mangio. Sulla stagnola c'è scritto “baci”,
ma non assomigliano per niente a quelli Perugina. Sono più
schiacciati. Però non sono cattivi. Un po' granulosi.
Poi
mi sveglio, vedo un ragno sul pavimento e lo uccido.
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