di Domenico D'Amico
Il cristianesimo ha dato all'antico concetto dell'Età dell'Oro la forma del Paradiso Terrestre, ma con una vera e propria inversione sociopolitica.
Il cristianesimo ha dato all'antico concetto dell'Età dell'Oro la forma del Paradiso Terrestre, ma con una vera e propria inversione sociopolitica.
La
cultura classica vedeva nella beata umanità che viveva ai tempi del
regno di Saturno una collettività civilizzata. L'Età dell'Oro era
quella che aveva trasformato gli esseri umani da bestie dei campi in
comunità organizzate, rese edotte dagli dèi di tutte le tecniche
(agricole, artigianali, speculative) che costituiscono ciò che
chiamiamo “cultura”.
Felix Culpa |
Questa visione sarebbe scomparsa con la modernità, dato che quest'ultima ha adottato a lungo (ora non più) una visione evolutivo-storicistica delle vicende umane (all'inizio ci sono i cavernicoli, questi inventano la ruota, usano il fuoco, e via via, con un percorso sempre in ascesa, si arriva all'uomo moderno, razionale, occidentale e dotato di armi di distruzione di massa), mentre in quella classica si verificava il contrario, era dopo l'Età dell'Oro che arrivavano le disgrazie della Storia (Età del Bronzo, Età del Ferro – la nostra).
L'Eden
della tradizione cristiana sembra un ibrido di entrambe le visioni.
Come
nella cultura classica, si passa dal meglio al peggio: da
un'esistenza edenica (appunto) a una angosciosa realtà di fatica,
dolore e morte. D'Altro canto, in chiave quasi moderna, questa Caduta
può essere considerata anche come la fuoriuscita da uno stato di
incoscienza animale. Stato, si badi bene, che non è quello amorfo e
caotico che precede il regno di Saturno. Nell'Eden gli esseri umani
non vivono “come animali” (lasciamo perdere le infinite
speculazioni sul modo di essere e di vivere di Adamo ed Eva), il loro
contesto è già organizzato e coerente, ma essi lo abitano
inconsapevolmente, in un eterno presente: la Caduta li rende
coscienti di sé e li consegna al trascorrere della Storia.
Il
Medioevo (Dante compreso) ha voluto sovrapporre Età dell'Oro e
giardino dell'Eden (con tanto di identificazione cristica del puer
virgiliano), ma Esiodo (Opere e Giorni 109-120) (al
contrario di Ovidio, Metamorfosi I 89 sgg.) descrive
chiaramente una società di agricoltori (mortali), con qualche tratto
da Paese di Cuccagna.
La
Felix Culpa
della teologia (di ispirazione agostiniana) enfatizza la presa di
coscienza delle creature umane. L'Incarnazione, che redime gli eredi
di Adamo dal Peccato Originale, non mira affatto a ripristinare la
condizione edenica, ma a istituirne una (diciamo così)
dialetticamente superiore: l'essere umano purificato dal peccato ma
consapevole di esserlo. È per questo che il peccato di Adamo ed Eva
viene definito “felice”. O come diceva Joyce: “Phoenix
culprit”.
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