di Domenico D'Amico
Dalla Giara, 1987 |
Illustrissimo Burattinaio,
come da sue indicazioni, inizierò la mia succinta (nonché asistematica) locuzione riguardo L'Elisir d'Amore di Gaetano Donizetti sgombrando il campo, o meglio l'aia, dalla citazione che viene fatta, all'inizio dell'Atto I, della vicenda di Tristano e Isotta.
Poco ma sicuro che a Donizetti e a Romani (il librettista) non gliene poteva fregare di meno, visto il modo in cui la tirano in ballo. Adina la racconta così: c'è la solita dama “crudele” che non vuol corrispondere il sentimento del suo innamorato, l'innamorato le propina un filtro d'amore, lei si innamora di lui, lieto fine, sipario.
A parte il fatto che questo schema, ripetuto infinite volte nel leggendario occidentale, è alquanto fastidioso: una ragazza non solo deve sopportare il primo mammalucco che le dichiara il suo amore, la cerca, la segue (insomma stiamo parlando di uno stalker), ma se la ragazza, nel suo pieno diritto, lo manda a farsi benedire, è lei che viene accusata di essere “crudele”! Eh già, perché poi il poverino potrebbe anche suicidarsi (notare il ricatto morale), e lei diventare la preda di una truculenta caccia selvaggia, come nella novella di Nastagio degli Onesti di Boccaccio. Vengono a proposito le parole di Marcella nel capitolo XIV del Don Chisciotte: “Se io l’avessi incoraggiato, sarei stata falsa; se l’avessi accontentato, avrei agito contro la mia coscienza e contro i miei propositi. Lo disillusi e insistette, non lo odiavo e si disperò: vi pare che sia logico, dite, che mi si dia la colpa della sua pena?”
Fortunatamente, nessuna dame sans merci nell'opera di Donizetti: sin dall'inizio si capisce che Adina ha un debole per il babbeo Nemorino, deve solo trovare la scusa adatta per ricambiarlo.
L'evocazione di Tristano ha solo lo scopo narrativo di ispirare Nemorino, una specie di annuncio promozionale di Dulcamara, dato che, per quante varianti abbia conosciuto nel corso del tempo, la leggenda di Tristan e Iseult non ha nulla a che fare con quella letta da Adina.
Tanto per cominciare I due giovani prendono il filtro d'amore per errore. Sono vittime della passione, e cercano, invano, di vincerla. È una questione di doveri filiali e dinastici. Isotta, figlia del re d'Irlanda, viene data in isposa al re di Cornovaglia, insomma si tratta di evitare una guerra. L'impiccio accade quando Tristano, pupillo del re di Cornovaglia, va a prelevare la futura regina. Per quanto il re voglia bene a Tristano e alla sua giovane moglie, una volta scoperto l'andazzo non può far finta di niente. E se i due amanti scamperanno la pena di morte, si dovranno separare, e se un giorno si rivedranno sarà per morire insieme. Tutto questo va bene per Wagner, non per Donizetti.
Tuttavia L'Elisir d'Amore può permettersi di essere un melodramma giocoso proprio perché il filtro di Dulcamara è solo vino, privo di qualsiasi autentica proprietà afrodisiaca.
Perché le pozioni d'amore, se funzionano, causano sempre un monte di guai. Come dice sagacemente un anonimo commentatore (parafrasando qui e là il suo gergo):
Tanto per cominciare I due giovani prendono il filtro d'amore per errore. Sono vittime della passione, e cercano, invano, di vincerla. È una questione di doveri filiali e dinastici. Isotta, figlia del re d'Irlanda, viene data in isposa al re di Cornovaglia, insomma si tratta di evitare una guerra. L'impiccio accade quando Tristano, pupillo del re di Cornovaglia, va a prelevare la futura regina. Per quanto il re voglia bene a Tristano e alla sua giovane moglie, una volta scoperto l'andazzo non può far finta di niente. E se i due amanti scamperanno la pena di morte, si dovranno separare, e se un giorno si rivedranno sarà per morire insieme. Tutto questo va bene per Wagner, non per Donizetti.
Tuttavia L'Elisir d'Amore può permettersi di essere un melodramma giocoso proprio perché il filtro di Dulcamara è solo vino, privo di qualsiasi autentica proprietà afrodisiaca.
Perché le pozioni d'amore, se funzionano, causano sempre un monte di guai. Come dice sagacemente un anonimo commentatore (parafrasando qui e là il suo gergo):
“Non importa che tipo di pozione venga usato, la probabilità che la persona giusta assuma la pozione è in media inferiore allo 0,00001%. Perfino se la pozione viene versata in una bevanda che è nelle mani della persona a cui è destinata, ci sarà di sicuro qualche tipo di scambio. Ad esempio, se la pozione viene data alla principessa per farla innamorare dell'eroe, potete scommettere i vostri risparmi di una vita che lei metterà un piede in fallo e cadendo verserà la pozione direttamente in bocca a una che l'eroe non lo può proprio vedere. E se la pozione è del tipo 'ti innamori della prima cosa che vedi', è praticamente garantito che la prima faccia che l'eroe vedrà dopo aver bevuto il filtro sarà quella del suo cavallo.”
Come si vede, anche i filtri che funzionano possono scatenare effetti comici (come la Regina dei folletti Titania che si innamora dell'umano dalla testa d'asino in Sogno di Una Notte di Mezza Estate) ma in Donizetti, ripeto, il lieto fine è assicurato proprio dal fatto che Dulcamara sia un truffatore.
Se poi lo è. In fondo il vino non è una specie di filtro dalle magiche proprietà? Quelli che assaggiarono il primo nettare ideato da Noè lo volevano linciare, perché credevano che li avesse avvelenati. Nemorino, inebriato dal vino, esce dal suo ruolo di innamorato melanconico, e innesca la reazione di Adina che, alla fine, porterà alle giuste nozze. Ovviamente col contributo di un'imprevista eredità.
Non è meglio così? Una pozione realizzata con sostanze più o meno efficaci rischierebbe di disintegrarvi il fegato (è successo).
Giocare con le erbe è sconsigliabile. Pervinca, camomilla bastarda, assenzio, sambuco, pisciatello, zafferano, guado, corbezzolo, cimbalaria, ibisco, magari si possono prendere un po' sottogamba, mentre con cicuta, stramonio, elleboro bianco e nero, aconito, belladonna, digitale, giusquiamo, si rischia grosso. Sorvoliamo su amanita muscaria, erythroxylon coca, psilocybe zapotecorum, e potenze come mandragora e moly (quest'ultima è l'erba che Ulisse prende per non farsi trasformare in maiale da Circe).
Per approfondire il tema botanico, le consiglio di consultare un notevole testo edito nel 1570, intitolato (più o meno):
Acerca de la materia medicinal, y de los venenos mortiferos, Pedacio Dioscorides Anazarbeo, traduzido de lengua griega, en la vulgar castellana, & illustrado con claras y substantiales annotationes, y con las figuras de innumeras plantas exquisitas y raras, por el doctor Andres de Laguna
Ma c'è di peggio. La lascio con qualche annotazione in tema di Plinio il Vecchio (Naturalis Historia, XXX 141-143):
Con ossequio profondissimo,
suo servitore umilissimo
Domenico D'Amico
Il Ciarlatano in Piazza - Bartolomeo Pinelli, 1809 |
Non è meglio così? Una pozione realizzata con sostanze più o meno efficaci rischierebbe di disintegrarvi il fegato (è successo).
Giocare con le erbe è sconsigliabile. Pervinca, camomilla bastarda, assenzio, sambuco, pisciatello, zafferano, guado, corbezzolo, cimbalaria, ibisco, magari si possono prendere un po' sottogamba, mentre con cicuta, stramonio, elleboro bianco e nero, aconito, belladonna, digitale, giusquiamo, si rischia grosso. Sorvoliamo su amanita muscaria, erythroxylon coca, psilocybe zapotecorum, e potenze come mandragora e moly (quest'ultima è l'erba che Ulisse prende per non farsi trasformare in maiale da Circe).
Per approfondire il tema botanico, le consiglio di consultare un notevole testo edito nel 1570, intitolato (più o meno):
Acerca de la materia medicinal, y de los venenos mortiferos, Pedacio Dioscorides Anazarbeo, traduzido de lengua griega, en la vulgar castellana, & illustrado con claras y substantiales annotationes, y con las figuras de innumeras plantas exquisitas y raras, por el doctor Andres de Laguna
Ma c'è di peggio. La lascio con qualche annotazione in tema di Plinio il Vecchio (Naturalis Historia, XXX 141-143):
“Una lucertola annegata nell'urina di uomo inibisce la passione di colui, che l'aveva fatta; infatti i maghi dicono che sia fra i filtri amorosi. Anche le chiocciole inibiscono, lo sterco di colombo bevuto con olio e vino. Le parti destre del polmone dell'avvoltoio stimolano la passione agli uomini legate con la pelle di gru, anche se sono sorbiti i tuorli di cinque uova di colombe mescolati col miele nella dose di un denario di grasso di maiale, i passeri nel cibo o le loro uova, il testicolo destro del gallo legato con la pelle del montone. Con la cenere delle ibis con grasso d'oca e di iris a quelli unti sono impediti così gli aborti, al contrario tramandano che viene inibita la passione con i testicoli di un gallo da combattimento spalmati con grasso d'oca e legati addosso con pelle di montone, anche di un qualsiasi gallo, se sono messi sotto il letto col sangue del gallo. I peli della coda della mula permettono che quelle che non vogliono concepiscano, se sono tolti intrecciati, legati fra loro nell'accoppiamento. Chi ha versato la sua sull'urina di un cane, è detto diventare più restio verso l'amore. Cosa strana, se è vero, anche stimolare l'amore con la cenere della tarantola, avvolta in un panno nella mano sinistra, se è trasferita nella destra, inibirlo, anche il sangue del pipistrello raccolto con un batuffolo e messo sotto il capo delle donne suscitare la passione o la lingua dell'oca presa nel cibo o in pozione.”
Con ossequio profondissimo,
suo servitore umilissimo
Domenico D'Amico
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