Una
bambina con un costume verde sta giocando in spiaggia. Ha quasi
finito di costruire un grande castello di sabbia. Desiderosa di
dotarlo di un fossato degno di tanta maestosità, comincia a scavare.
Usa una paletta di plastica verde. Lo scavo, iniziato come semplice
solco, diventa sempre più profondo, tanto profondo anzi da
nascondere la bambina alla vista. Lei continua a scavare, finché il
fossato non è più un fossato, ma una larga galleria sotterranea,
dalla sezione circolare, marezzata di infiorescenze verdi che
diffondono una luce da fuoco fatuo.
La
bambina si avvia lungo il tunnel, impugnando la sua paletta
di
plastica, che con quella luce assume riflessi di metallo. Il tunnel
ha
varie diramazioni, e a ogni svolta lei lascia un segno sulla parete
per
non perdersi. Improvvisamente sente un respiro affannoso. La paletta
in effetti adesso è davvero una piccola vanga d'acciaio. Finalmente
la bambina riesce a trovare la fonte del suono: in una specie di
nicchia trova un vecchio bavoso (nel senso di barbone lurido e
sbrindellato che perde saliva da un angolo della bocca), che
vedendola lancia un grido di sorpresa. Lei gli punta contro la
paletta, che a questo punto è diventata una piccola spada
affilatissima, appuntita, dentata. Il vecchio scoppia in singulti:
«No,
ti prego! Non mi ammazzare!»
La
bambina, brandendo la spada, storce il naso:
«Che
puzza!»
È
vero, mademoiselle, la vita e le sue tristi congiunture mi
hanno condotto fino a queste bassezze... Comunque, se vorrete avere
la graziosità di mettere un poco in cesso la vostra arma
troncateste, sarò lietissimo di esservi utile!»
La
bambina lo squadra con evidente scetticismo:
«Cioè?»
«Cioè...
Deduco dal vostro abbigliamento che non fate parte di una spedizione
scientifica, e malgrado siate discretamente armata dubito facciate
parte dell'esercito... Sapete, corpi speciali, squadre per il rischio
biologico, unità antiterrorismo, recupero ostaggi...» A voce più
bassa: «Svuotamento fosse settiche...» In tono normale: «lo posso
farvi da guida.»
«Ho
lasciato dei segni per non perdermi.»
«Oh
be', se fossi in voi non conterei sul fatto che ci siano ancora, qui
sotto
è talmente umido, umido e viscido come l'alveolo di un
enfisematico... E poi... Ci sono tante e tante meraviglie che potrei
mostrarvi... Meravigliose grotte di cristallo verde! Vedo dalla
vostra espressione che le grotte di cristallo non vi
sconfinferano...»
«Me
ne devo andare.»
«Ma
no! Fermatevi! Siete... Siete in pericolo!»
«Che
pericolo?»
«Potreste
incontrarli.»
«Chi?»
«Loro.»
«Loro
chi?»
Il
vecchio sussurra con aria complice, perdendo saliva:
«I
Grandi Vermi!»
Lo
sguardo della bambina si fa un po' inquieto:
«I
grandi...»
«Vermi!
Sì! Queste gallerie sono l'impronta dei loro fianchi vigorosi...
Di
solito stanno più in basso... Giù, giù, da quella parte, dove c'è
l'Abisso...»
«L'abisso?»
«L'Abisso,
si! Un pozzo, una voragine senza fondo dove non c'è nemmeno la
bioluminescenza di questi funghi... Una volta ci ho gettato una
pietra. Ho aspettato... Nessun rumore, niente di niente!»
«Non
ci credo!»
«È
la verità! Che io possa schiattare, che mi escano in questo medesimo
istante le budella dall'ombelico e che se le mangino i ragni se non è
vero! È lì che vivono... Ma ogni tanto salgono su, per infilare i
tentacoli nelle tubature.»
«I
tentacoli?»
«Oh,
da lontano non sembrano tentacoli, sembrano... Lunghissimi peli,
bellissimi peli biondi... Guizzanti, serpeggianti... Onde di carne.
Ma da
vicino
si vede che sono tentacoli, spessi come il vostro braccio,
mademoiselle. E lunghi, lunghissimi, e se vogliono possono
allungarli all'infinito... Quasi. In punta hanno una bocca. Piena di
denti. Possono risalire su per le tubature delle case. Di qualsiasi
casa. Siete tranquillamente seduta sul water e vi fate i fatti
vostri, e di colpo ZAC!»
«Tu
sei un alcolista.»
«Certo,
ma appena appena... Sapete, credo che riescano in qualche modo a
connettere i loro tentacoli con le linee elettriche, con quelle
telefoniche, con le cablature ottiche... Dovunque ci sia un
tostapane, un water, un pozzo, una faglia, i Grandi Vermi possono
sentirti, possono sorvegliarti, possono venire da te!» Si sente un
rumore echeggiante, sinistro: «Dobbiamo andarcene, stanno
arrivando!»
Esagitato,
si avvia. La bambina esita, poi lo segue. Arrivano in una specie di
tana, ingombra di immondizia, da cui il vecchio pesca “tesori” da
mostrare alla bambina:
«Eh
eh eh! Vedete, mademoiselle? Queste sono uova di corvo...
Volete avere i capelli neri?»
«No».
«No?
Be’, comunque se voleste avere i capelli neri basta fare un
impiastro di queste uova sulla testa... Ma attenzione! Bisogna tenere
un po' d'olio in bocca, per tutto il tempo, altrimenti anche i denti
diventano neri! Ah ah ah! E la vostra daga...» La osserva con
cupidigia «È di acciaio calibiano, vero? È adamanto, vero?»
«Da
dove si esce?»
«Dicono
che vivano alla radice dell'albero del mondo... La rosicchiano,
dicono!
Fesserie! Loro sono l'albero, loro sono la terra! Il loro numero
è
infinito, ma tre è il numero dei loro Grandi Re. Sono i più
antichi, il
loro
sangue è nero, le loro teste d‘oro... Io li chiamo Foxl, Prinz e
Wolf,
eh eh eh! Non ho mai avuto un cucciolo... Ne avrei tanto voluto uno,
da bambino... Voi avete un cane, mademoiselle?»
«Io
me ne vado!»
Il
vecchio si interpone, impugna un bastone:
«No!
No! Tutti dovrebbero rispettare, amare i Grandi Vermi, adorare i tre
Grandi Re! Sono loro a rendere possibile la vostra miserabile vita da
miserabili insetti! E cosa pretendono in cambio? Nient'altro che
piccole cose, le cose che voi mandate verso l'Abisso, le informi
creature che voi mandate giù per lo scarico del cesso!... Ma io...
Io sono il più grande dei loro devoti! Prima o poi dovranno volgere
lo sguardo sulla mia fede! E dovranno darmi il loro latte, il latte
che rende immortali! È per questo che io offro loro prede più
grandi, più nobili, più degne!»
Roteando
il bastone cerca di chiudere la bambina in un angolo, ma i suoi
movimenti sono goffi e artritici, e lei gli tronca il bastone con un
fendente della sua spada, che ora sembra sprizzare lingue di fuoco
verde. Il vecchio cade in ginocchio, e la bambina corre via. Lui le
grida dietro:
«No!
Non scappare! È il più grande degli onori!... Ingrata!»
Sulla
spiaggia, il castello fatto dalla bambina esplode, mentre lei emerge
dal suo interno. Ha in mano una paletta di plastica verde.
La
bambina, a casa, fissa con apprensione il water. Si guarda
intorno
incerta. Va via, e torna con un gattino, che sospende con la mano
sopra il water. E aspetta.
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