venerdì 9 marzo 2018

Alice in the Under Ground (Ogni Riferimento È...)

di Domenico D'Amico

Alice, Underground, Monster, Nude Drawing
Alice nelle Catacombe, 2018

Alice, Underground, Monster

Una bambina con un costume verde sta giocando in spiaggia. Ha quasi finito di costruire un grande castello di sabbia. Desiderosa di dotarlo di un fossato degno di tanta maestosità, comincia a scavare. Usa una paletta di plastica verde. Lo scavo, iniziato come semplice solco, diventa sempre più profondo, tanto profondo anzi da nascondere la bambina alla vista. Lei continua a scavare, finché il fossato non è più un fossato, ma una larga galleria sotterranea, dalla sezione circolare, marezzata di infiorescenze verdi che diffondono una luce da fuoco fatuo.

La bambina si avvia lungo il tunnel, impugnando la sua paletta
di plastica, che con quella luce assume riflessi di metallo. Il tunnel
ha varie diramazioni, e a ogni svolta lei lascia un segno sulla parete
per non perdersi. Improvvisamente sente un respiro affannoso. La paletta in effetti adesso è davvero una piccola vanga d'acciaio. Finalmente la bambina riesce a trovare la fonte del suono: in una specie di nicchia trova un vecchio bavoso (nel senso di barbone lurido e sbrindellato che perde saliva da un angolo della bocca), che vedendola lancia un grido di sorpresa. Lei gli punta contro la paletta, che a questo punto è diventata una piccola spada affilatissima, appuntita, dentata. Il vecchio scoppia in singulti:
«No, ti prego! Non mi ammazzare!»
La bambina, brandendo la spada, storce il naso:
«Che puzza!»
È vero, mademoiselle, la vita e le sue tristi congiunture mi hanno condotto fino a queste bassezze... Comunque, se vorrete avere la graziosità di mettere un poco in cesso la vostra arma troncateste, sarò lietissimo di esservi utile!»
La bambina lo squadra con evidente scetticismo:
«Cioè?»
«Cioè... Deduco dal vostro abbigliamento che non fate parte di una spedizione scientifica, e malgrado siate discretamente armata dubito facciate parte dell'esercito... Sapete, corpi speciali, squadre per il rischio biologico, unità antiterrorismo, recupero ostaggi...» A voce più bassa: «Svuotamento fosse settiche...» In tono normale: «lo posso farvi da guida.»
«Ho lasciato dei segni per non perdermi.»
«Oh be', se fossi in voi non conterei sul fatto che ci siano ancora, qui
sotto è talmente umido, umido e viscido come l'alveolo di un enfisematico... E poi... Ci sono tante e tante meraviglie che potrei mostrarvi... Meravigliose grotte di cristallo verde! Vedo dalla vostra espressione che le grotte di cristallo non vi sconfinferano...»
«Me ne devo andare.»
«Ma no! Fermatevi! Siete... Siete in pericolo!»
«Che pericolo?»
«Potreste incontrarli.»
«Chi?»
«Loro.»
«Loro chi?»
Il vecchio sussurra con aria complice, perdendo saliva:
«I Grandi Vermi!»
Lo sguardo della bambina si fa un po' inquieto:
«I grandi...»
«Vermi! Sì! Queste gallerie sono l'impronta dei loro fianchi vigorosi...
Di solito stanno più in basso... Giù, giù, da quella parte, dove c'è l'Abisso...»
«L'abisso?»
«L'Abisso, si! Un pozzo, una voragine senza fondo dove non c'è nemmeno la bioluminescenza di questi funghi... Una volta ci ho gettato una pietra. Ho aspettato... Nessun rumore, niente di niente!»
«Non ci credo!»
«È la verità! Che io possa schiattare, che mi escano in questo medesimo istante le budella dall'ombelico e che se le mangino i ragni se non è vero! È lì che vivono... Ma ogni tanto salgono su, per infilare i tentacoli nelle tubature.»
«I tentacoli?»
«Oh, da lontano non sembrano tentacoli, sembrano... Lunghissimi peli, bellissimi peli biondi... Guizzanti, serpeggianti... Onde di carne. Ma da
vicino si vede che sono tentacoli, spessi come il vostro braccio, mademoiselle. E lunghi, lunghissimi, e se vogliono possono allungarli all'infinito... Quasi. In punta hanno una bocca. Piena di denti. Possono risalire su per le tubature delle case. Di qualsiasi casa. Siete tranquillamente seduta sul water e vi fate i fatti vostri, e di colpo ZAC!»
«Tu sei un alcolista.»
«Certo, ma appena appena... Sapete, credo che riescano in qualche modo a connettere i loro tentacoli con le linee elettriche, con quelle telefoniche, con le cablature ottiche... Dovunque ci sia un tostapane, un water, un pozzo, una faglia, i Grandi Vermi possono sentirti, possono sorvegliarti, possono venire da te!» Si sente un rumore echeggiante, sinistro: «Dobbiamo andarcene, stanno arrivando!»
Esagitato, si avvia. La bambina esita, poi lo segue. Arrivano in una specie di tana, ingombra di immondizia, da cui il vecchio pesca “tesori” da mostrare alla bambina:
«Eh eh eh! Vedete, mademoiselle? Queste sono uova di corvo... Volete avere i capelli neri?»
«No».
«No? Be’, comunque se voleste avere i capelli neri basta fare un impiastro di queste uova sulla testa... Ma attenzione! Bisogna tenere un po' d'olio in bocca, per tutto il tempo, altrimenti anche i denti diventano neri! Ah ah ah! E la vostra daga...» La osserva con cupidigia «È di acciaio calibiano, vero? È adamanto, vero?»
«Da dove si esce?»
«Dicono che vivano alla radice dell'albero del mondo... La rosicchiano,
dicono! Fesserie! Loro sono l'albero, loro sono la terra! Il loro numero
è infinito, ma tre è il numero dei loro Grandi Re. Sono i più antichi, il
loro sangue è nero, le loro teste d‘oro... Io li chiamo Foxl, Prinz e
Wolf, eh eh eh! Non ho mai avuto un cucciolo... Ne avrei tanto voluto uno, da bambino... Voi avete un cane, mademoiselle
«Io me ne vado!»
Il vecchio si interpone, impugna un bastone:
«No! No! Tutti dovrebbero rispettare, amare i Grandi Vermi, adorare i tre Grandi Re! Sono loro a rendere possibile la vostra miserabile vita da miserabili insetti! E cosa pretendono in cambio? Nient'altro che piccole cose, le cose che voi mandate verso l'Abisso, le informi creature che voi mandate giù per lo scarico del cesso!... Ma io... Io sono il più grande dei loro devoti! Prima o poi dovranno volgere lo sguardo sulla mia fede! E dovranno darmi il loro latte, il latte che rende immortali! È per questo che io offro loro prede più grandi, più nobili, più degne!»
Roteando il bastone cerca di chiudere la bambina in un angolo, ma i suoi movimenti sono goffi e artritici, e lei gli tronca il bastone con un fendente della sua spada, che ora sembra sprizzare lingue di fuoco verde. Il vecchio cade in ginocchio, e la bambina corre via. Lui le grida dietro:
«No! Non scappare! È il più grande degli onori!... Ingrata!»
Sulla spiaggia, il castello fatto dalla bambina esplode, mentre lei emerge dal suo interno. Ha in mano una paletta di plastica verde.

La bambina, a casa, fissa con apprensione il water. Si guarda
intorno incerta. Va via, e torna con un gattino, che sospende con la mano sopra il water. E aspetta.


Nessun commento:

Posta un commento