di Domenico D'Amico
In attesa di altro materiale riguardante Spinoza Rosso Sangue (qualche traduzione, qualche ricerca, qualche disegno), ecco un altro esempio delle nostre disimpegnate (ma non troppo) analisi-discussioni letterarie tratte dal canale YouTube dell'esimio dottor Franco Cilli.
In attesa di altro materiale riguardante Spinoza Rosso Sangue (qualche traduzione, qualche ricerca, qualche disegno), ecco un altro esempio delle nostre disimpegnate (ma non troppo) analisi-discussioni letterarie tratte dal canale YouTube dell'esimio dottor Franco Cilli.
Anche
in questo caso, come con Siddhartha,
si tratta di un romanzo-feticcio di intere generazioni di
intellettuali e non, Il Giovane Holden di J. D. Salinger.
Occorre sottolineare che da parte nostra non c'è partito preso, non
ci piace la demitizzazione a priori, è solo inevitabile che
di fronte a sbrodolamenti critici che a volte scadono nel grottesco
(e ne avremo da dire, quando tratteremo di Kerouac!) le nostre
osservazioni possano trasformarsi in frecciate, se non addirittura in
stroncature (ho già detto che più in là parleremo di Kerouac?).
Il
caso del Giovane Holden è particolarmente interessante perché
sia io sia il Dottore abbiamo letto questo romanzo relativamente di
recente. Ci aveva bloccato, nei precedenti tentativi, la pur
meritoria traduzione di Adriana
Motti del 1961, che (per colpa nostra, è ovvio) aveva suscitato
in noi una sensazione sgradevole. Sottoscriviamo le parole di Matteo
Colombo, autore della nuova traduzione del 2014:
Come quasi tutti, anch’io lessi il libro in quella che viene generalmente considerata l’età naturale per farlo, intorno ai quattordici, quindici anni. Non mi piacque. Faticai. L’inizio dei miei studi di traduzione era ancora di là da venire, eppure, ripensandoci oggi, mi arenai su difficoltà legate proprio alla percezione linguistica. Mi avevano detto che era un libro destinato a cambiarmi la vita, e arrancai fra le sue pagine con la sensazione che sì, lì sotto, da qualche parte, ci fosse qualcosa di interessante e a suo modo potente, ma avvolto in una crosta di parole che per qualche ragione mi impediva di entrare.
Matteo
Colombo ci ha permesso di leggere il romanzo di Salinger senza
pregiudizi culturali. Lascio la parola ai video, ma con un'ultima
osservazione. Pur non essendo un capolavoro immortale, The Catcher
in the Rye è un bell'esempio di incrocio tra racconto picaresco,
apologo iniziatico e parabola moraleggiante, cosa che non ha quasi
nulla a che fare con le fole politico-sociologico-psicologiche che lo
hanno incrostato nel corso del tempo.
J. D. Salinger - Il Giovane Holden - Analisi e Commento - Parte I
J. D. Salinger - Il Giovane Holden - Analisi e Commento - Parte II
J. D. Salinger - Il Giovane Holden - Analisi e Commento - Parte III
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