di Domenico D'Amico
![]() |
Promethea, 1998 |
Ho
già parlato di tecnica del puntino e del tratteggio incrociato, e di
come, grosso modo tra XX e XXI Secolo, mi sia dedicato al secondo,
pur non abbandonando totalmente il primo (lo confesso, usare frasi
quali “tra il XX e il XXI Secolo suonavo il piano sulle navi da
crociera” mi fa sentire molto vampiro). Perché una scelta “pura”
non c'è (ad esempio, in un disegno col puntino, un'area molto scura
può usufruire di una buona dose di tratteggio e/o scarabocchio). Una
delle ragioni (assolutamente non l'unica) di quel cambiamento era la
stanchezza, anche fisica. Il puntino fa un bell'effetto, ma richiede
molto lavoro, e senza un atteggiamento, diciamo così, zen, ti
può stroncare. Il tratteggio dà maggior respiro, e richiede una
disciplina più fisica che mentale.
Ma
tutto questo è solo illusione, gli opposti coincidono, e, in fondo
cos'è un puntino, se non un tratto estremamente corto?
![]() |
Promethea, Particolare |
In
questo blog i disegni che presento oscillano tra le due pratiche
perché nel farlo non procedo cronologicamente; questo Promethea,
tuttavia, è stato tra i primissimi, se non il primo in assoluto, in
cui il tratteggio è stato applicato appieno.
La
figura centrale, ovviamente, è una rappresentazione femminile
dell'icona di Prometeo, di qui Promethea (con l'h, tanto per
conferirle un alone maggiormente “ellenico”). Casomai servisse,
chiarisco che non c'è il minimo collegamento col fumetto omonimo di
Alan Moore.
Prometeo,
il titano amico dei mortali
Il
mito di Prometeo è variegato, con fabulae che si sovrappongono o
addirittura contraddicono. Questo però, per quel che riguarda la
mitologia classica, è prassi comune. I greci non avevano un canone
religioso approvato e vidimato come (in seguito) i monoteisti. Per
inciso, non è che le versioni incompatibili siano assenti fra questi
ultimi, basta pensare al doppio racconto della creazione nel Genesi o
a quel guazzabuglio dei Sinottici.
Tornando
a Prometeo, gli si attribuiscono diversi genitori, ma è comunque
certo che appartenesse alla stirpe dei Titani, come dire la
generazione che precedette quella degli Olimpi. Molto scaltro, ma più
che astuto ingegnoso, più che ingegnoso intelligente e previdente
(Prometeo=Colui che pre-vede), nella guerra scatenata da alcuni
Titani, con l'aggiunta dei Giganti, contro Zeus, si schierò con
quest'ultimo. Quello che però caratterizza la sua figura è una
predilezione per gli esseri umani davvero unica tra gli dèi greci.
Per citare il grande maestro (mio e del dottor Cilli) Bertrand
Russell “Gli dèi omerici erano gli dèi di un’aristocrazia
conquistatrice, non gli utili dèi della fertilità propri a chi
arava la terra”. Il fatto che gli dèi omerici fossero dei
grandissimi bastardi, del resto, è confermato anche dall'ormai
classico Le Nozze di
Cadmo e Armonia di
Roberto Calasso: violenze, massacri e stupri a man salva, roba che
mettitici tu a fare i libri illustrati per bambini sui numinosi
greco-romani! Qualcuno, offeso nel pudore, fece anche
un'interrogazione
parlamentare.
Due
episodi in particolare esemplificano l'amore di Prometeo per gli
umani. Nel primo, chiamato a fare da arbitro sul modo di spartire tra
uomini e dèi i sacrifici animali, acconciò ossa e scarti sotto un
bel po' di appetitoso grasso, e il meglio della carne lo camuffò con
le frattaglie meno invitanti. Di solito si racconta che Zeus in
persona cadesse nella trappola tesa da Prometeo, scegliendo la parte
peggiore dell'offerta, e inaugurando così la prassi in uso tra i
greci.
Raccontata
così, la storia è assurda: Zeus si accorge subito della fregatura,
non a caso è uno che ha partorito una dea sapientissima (Atena: ne
parliamo più sotto) direttamente dal cranio, ma sta al gioco, salvo
subito dopo adirarsi e rivalersi sugli umani, che non c'entrano
niente.
Incidentalmente,
questo è tipico degli dèi olimpici, scegliersi quasi sempre un
bersaglio minuscolo e indifeso e attaccarlo con tutta la loro
numinosa potenza (com'è anglosassone, tutto ciò!).
Di
solito su queste incongruenze si sorvola, si tratta di miti
ancestrali, di archetipi, non di narrazioni realistiche, quindi
comportamenti ritualizzati e stilizzati che non possono essere
misurati coi parametri del buon senso psicologico dei moderni.
Sarà.
Ma non in questo caso.
Esiodo,
nella sua Teogonia, descrive una scena molto colorita.
Prometeo
ridacchia, gongolando al pensiero del bidone che sta tirando agli
olimpi, e Zeus capisce immediatamente di trovarsi davanti a una
truffa elaborata, e anche lui ride sardonicamente in faccia a
Prometeo. Poi, avvicinatosi al sacrificio, guarda sotto il grasso,
vede le ossa, e solo a questo punto si scompone. Il perché è
evidente: Zeus non ha fatto una scelta, non esplicitamente, ma nel
momento stesso in cui si è avvicinato e ha toccato una delle
opzioni, la sua essenza divina ha determinato, quasi per contagio,
che la suddivisione orchestrata da Prometeo divenisse, da quel
momento in poi, quella legale. Insomma, diritto divino.
Speculiamo:
Zeus non ha un particolare interesse per la questione (gli dèi non
si nutrono certo delle offerte degli uomini, si cibano di nettare e
ambrosia, e dei sacrifici godono soltanto perché ne apprezzano
l'odore – de gustibus), perciò quello che lo offende non è
beccarsi le ossa invece del controfiletto, ma il fatto stesso che lo
si voglia ingannare, trattandolo come un boccalone, lui, il padre
degli dèi! Da questo punto di vista la sua rappresaglia contro gli
umani non è del tutto immotivata, dato che l'inganno di Prometeo ha
senso soltanto se visto come uno stratagemma a favore degli uomini,
perché, a differenza degli dèi, agli umani il controfiletto piace,
eccome!
Nello
speculare, scherziamo. Come in ogni racconto mitico che spiega un uso
o un fatto storico, quale il modo tradizionale di gestire i
sacrifici, i personaggi fanno quello che fanno perché è così
che devono andare le cose.
Ma
guarda caso, le contromisure di Zeus non fanno altro che offrire a
Prometeo il destro per un'ulteriore macchinazione a favore dei
mortali.
Non
crediate di passarla liscia
Zeus
toglie il fuoco agli umani.
Non
per speculare ancora a vanvera, ma che diamine significa? L'utilizzo
del fuoco è una tecnologia, è un oggetto culturale: come si fa a
farlo sparire? Lobotomizzando il genere umano?
Eh,
le cose sono molto più semplici.
In
realtà i mortali non posseggono la tecnologia del fuoco, ma
ne usufruiscono quando, e solo quando, Zeus si degna di colpire con
una folgore un albero (i “frassini” di cui parla Esiodo
echeggiano la natura bruta e devoluta degli umani rispetto
alle ere precedenti): niente fulmini, niente fuoco.
Ma
Prometeo riconsegna il fuoco agli umani, nascondendolo dentro un
bastone cavo (una ferula, appunto). Ripensandoci, è come soffiare il
naso alle galline: se i mortali non riuscivano a generare e
conservare una fiamma, tanto che per averne dovevano aspettare che
cadesse un fulmine, cosa cambia se la fonte cambia? Dovranno
aspettare che Prometeo li rifornisca, magari a scadenza bimestrale?
È
chiaro quello che qui si adombra, cioè la figura di Prometeo come
eroe civilizzatore, che non consegna ai mortali un oggetto, ma una
tecnica. Quello che, in questo caso, fa andare di nuovo in bestia
Zeus è che gli umani, dominando il processo di combustione, non
hanno più bisogno del contributo divino. Eritis sicut Deus.
(Questo
è un aspetto della figura di Prometeo esplorato nel Prometeo
Incatenato di Eschilo, ma di questo, più giù.)
Zeus
castiga nuovamente gli esseri umani, mandandogli una donna, un
androide di nome Pandora. Sorvoliamo su questa storia, che troppo ci
sarebbe da dire, ma non possiamo fare a meno di osservare come il
testo di Esiodo (Teogonia, 570 sgg.) ci impone un aut aut
ineludibile: o Pandora è la prima donna, capostipite degli umani di
genere femminile (o, in alternativa, madre della prima donna mortale
[Igino, Miti 142]), e questo vuol dire che, fino a quel
momento, i mortali erano stati tutti maschi; oppure Pandora è
la progenitrice solo di un tipo particolare di donna, denominabile,
per semplificare, femme fatale.
In
pratica, le donne sottomesse, ubbidienti, econome, laboriose, caste e
rispettose dei mariti appartengono all'umanità originaria, mentre le
donne disubbidienti, edoniste, intriganti, promiscue e sciattone sono
arrivate più tardi, a guisa di maledizione per i poveri mariti
maltrattati.
Le
brave ragazze e le cattive ragazze non sono differenti come
carattere, ma come specie!
(Prossimamente,
parlando di Azazello-Azazel-Asael, accennerò al fatto che in altri
miti le donne fanno da tramite tra il divino e l'umano per
l'acquisizione di tutte le tecniche e conoscenze che istituiscono la
civiltà-bildung)
La
famosa e bruttissima fine di Prometeo, incatenato sul Caucaso, con
l'avvoltoio che gli divora il fegato di giorno, mentre di notte fa un
freddo cane (e il fegato gli ricresce), non è tuttavia permanente,
che il Titano ha un asso nella manica, e ha tutte le intenzioni di
sfruttare al massimo il proprio potere contrattuale.
(fine
Prima Parte) (Seconda Parte)
Nessun commento:
Posta un commento