di Domenico D'Amico
![]() |
Ladra di Fuoco, 1994 |
Zeus
non è un dio che preesiste al mondo che governa, il mondo se l'è
conquistato, e per farlo ha dovuto eliminare il padre (castrandolo),
e insieme a lui tutta una generazione di dèi (tranne qualche furbo
come Prometeo). È quindi del tutto naturale che nutra il timore di
subire, un bel giorno, la stessa sorte.
Come
al solito, c'è un oracolo o una profezia che annuncia una qualche
disgrazia; di norma, soprattutto per i mortali (vedi Edipo, Odisseo,
Pelia eccetera), è impossibile sfuggire al fato, che si compie a
dispetto di tutte le loro contromisure (un calco di questo topos è
quello fantascientifico del viaggio nel tempo che, nonostante gli
sforzi dei personaggi, non fa che realizzare ciò che è destinato ad
accadere).
Ma
Zeus non è un Pinco Pallino qualsiasi, e quando la Terra in persona
(Gea) gli fa sapere che la prole che sta per nascere da Meti (o
Metide, una titanessa), la solita “una botta e via” del cronìde,
è destinata a fare un golpe che lo priverà del trono, non si perde
d'animo. Ripensando al babbo Crono, e rievocando i bei tempi in cui
gli aveva tagliato le palle, decise di imitarlo, ingoiando
tutt'intera Meti e pupo in arrivo. Tutti sanno quel che accadde in
seguito: quasi non riuscendo a contenere tutta quella potenza, Zeus
provò le doglie del parto nel cranio, e ci volle un parto cesareo, a
colpi di accetta tutta d'oro (alcuni dicono che la impugnasse il
solito Prometeo) per far venire fuori Atena, decisamente la più
potente tra gli dèi olimpi. L'oracolo era confutato, in quanto non
era stata Meti a partorire Atena, ma Zeus stesso (testa di vagina).
E
la titanessa, dov'è andata a finire?
Zeus
l'ha assorbita, introiettata, assimilata (qualcuno dice dopo la
nascita di Atena, ma il risultato non cambia). Il cronìde ha
acquisito un ulteriore superpotere, quello di un'astuzia (metis) che
non è banale furbizia, ma meditata e riflessiva scaltrezza.
Ma
l'ombra della detronizzazione non poteva sparire, soprattutto per uno
come Zeus, che sbrodolava carusi per tutta la sfera sublunare.
Ed
è qui che torniamo al povero Prometeo incatenato sul Caucaso.
Lui
sa da dove verrà il figlio che farà le scarpe a Zeus, e siccome
l'informazione è potere, riesce a ottenere la sua liberazione in
cambio della soffiata. Zeus ha intenzione di congiungersi con Teti
(Meti, Teti, Temi, avete ragione, è un casino), una nereide, ma,
appunto, messo in guardia da Prometeo, per una volta tanto si
astenne. In seguito Teti ebbe comunque un figlio (non da Zeus ma da
un mortale, Peleo), cui diede nome Achille.
Così
Prometeo la scampò, anche se dovette aspettare che un figlio di Zeus
(Eracle) realizzasse la promessa del padre, uccidendo la fastidiosa
aquila e spezzando le dolorose catene. Eschilo rende la storia più
lunga e lacrimosa, ma di questo più avanti.
Prometeo
viene anche inserito da molti nella categoria dei cosiddetti
trickster.
Il trickster
è una figura che sembra essere presente in tutte le gerarchie
mitologiche. È un divino briccone che inserisce il caos, il
disordine, il gratuito e l'insensato in mezzo a divinità in genere
piuttosto seriose. Ma si badi bene, i trickster
(siano le Kitsune
giapponesi, l'Anansi
dell'Africa Occidentale o il Coyote
nordamericano) sono creature ambivalenti, a volte benevole, a volte
gratuitamente beffarde, a volte letali.
Prometeo
non è così.
I
suoi inganni, i suoi veri e propri furti, non sono atti velleitari
come il furto di bestiame di Ermes
o il transgenderismo di Loki.
Prometeo
agisce come amico, mallevadore e protettore dei mortali, senza
ambivalenze o atti paradossali. Non stupisce, quindi, che alcune
leggende gli attribuiscano la creazione dell'umanità (magari fatta
solo di maschi, come dicevamo prima).
È
a questo riguardo che ho voluto tradurre l'articolo di Kevin LaGrandeur.
In
apparenza, tutti questi automata letteralmente plasmati dalla terra
(lasciamo perdere Pandora, che è un vero e proprio robot) hanno
molto in comune con figure come l'homunculus e il golem. Creature
senza genitori, le prime create da dèi o semidei, queste ultime
create dagli uomini.
Ma,
come ci fa capire LaGrandeur, la differenza c'è, ed è fondamentale.
Gli
uomini creano gli homunculus e i golem col preciso intento di farne
degli schiavi, o anche peggio, materia prima per opere di magia.
Gli
dèi creano gli esseri umani, in genere, per una sorta di eccesso di
sé, un intrattenibile impulso creativo, per avere un altro da sé
che confermi la loro identità, e anche, ma sì, per avere qualcuno
che li veneri.
Unica
eccezione, per quanto ne so, sono gli Anunnaki della Mesopotamia, che
hanno creato gli esseri umani appositamente come forza lavoro.
Schiavi
degli dèi, edificante.
Se
perciò diciamo che Prometeo ha agito per amore degli umani, non
siamo fuori strada.
Luciano
di Samosata, nel suo Prometeo, fa considerazioni molto laiche: avrò
anche esagerato con la burla del grasso e delle ossa, ma non vi pare
esagerato punirmi in questo modo? Quanto alla questione del fuoco,
che diamine, voi dèi che ve ne fate? Non patite il freddo, non
cucinate, eppure ve lo volete tenere tutto per voi [il punto di vista
del fabbro Efesto non viene considerato]; la vittima, qui, sono io!
Del
titano, purtroppo, la storia successiva ha voluto disegnare un
profilo ben diverso, non quello di un eroe culturale, ma quello di un
ribelle (apolitico) un po' narcisista, che si oppone alla tirannia
del Big Daddy più per ambizione personale che per una questione di
principio.
È
il Romanticismo, è il Satana di Milton (e Carducci), è il “Prometeo
Liberato” di Mary Shelley, è uno che preferisce regnare
all'Inferno che servire in Cielo, uno che non sarebbe mai sceso a
compromessi con Zeus, ma che sarebbe rimasto lì, inchiodato alla
roccia, irrisore nel dolore della pena come Capaneo.
Ma
questa è davvero un'altra storia.
(fine Seconda Parte) (Prima Parte)
Gossip
RispondiElimina