giovedì 5 aprile 2018

Prometeo - Seconda Parte - Schiavi e/o Creature

di Domenico D'Amico


Ladra di Fuoco, 1994

Zeus non è un dio che preesiste al mondo che governa, il mondo se l'è conquistato, e per farlo ha dovuto eliminare il padre (castrandolo), e insieme a lui tutta una generazione di dèi (tranne qualche furbo come Prometeo). È quindi del tutto naturale che nutra il timore di subire, un bel giorno, la stessa sorte.
Come al solito, c'è un oracolo o una profezia che annuncia una qualche disgrazia; di norma, soprattutto per i mortali (vedi Edipo, Odisseo, Pelia eccetera), è impossibile sfuggire al fato, che si compie a dispetto di tutte le loro contromisure (un calco di questo topos è quello fantascientifico del viaggio nel tempo che, nonostante gli sforzi dei personaggi, non fa che realizzare ciò che è destinato ad accadere).
Ma Zeus non è un Pinco Pallino qualsiasi, e quando la Terra in persona (Gea) gli fa sapere che la prole che sta per nascere da Meti (o Metide, una titanessa), la solita “una botta e via” del cronìde, è destinata a fare un golpe che lo priverà del trono, non si perde d'animo. Ripensando al babbo Crono, e rievocando i bei tempi in cui gli aveva tagliato le palle, decise di imitarlo, ingoiando tutt'intera Meti e pupo in arrivo. Tutti sanno quel che accadde in seguito: quasi non riuscendo a contenere tutta quella potenza, Zeus provò le doglie del parto nel cranio, e ci volle un parto cesareo, a colpi di accetta tutta d'oro (alcuni dicono che la impugnasse il solito Prometeo) per far venire fuori Atena, decisamente la più potente tra gli dèi olimpi. L'oracolo era confutato, in quanto non era stata Meti a partorire Atena, ma Zeus stesso (testa di vagina).
E la titanessa, dov'è andata a finire?
Zeus l'ha assorbita, introiettata, assimilata (qualcuno dice dopo la nascita di Atena, ma il risultato non cambia). Il cronìde ha acquisito un ulteriore superpotere, quello di un'astuzia (metis) che non è banale furbizia, ma meditata e riflessiva scaltrezza.
Ma l'ombra della detronizzazione non poteva sparire, soprattutto per uno come Zeus, che sbrodolava carusi per tutta la sfera sublunare.
Ed è qui che torniamo al povero Prometeo incatenato sul Caucaso.
Lui sa da dove verrà il figlio che farà le scarpe a Zeus, e siccome l'informazione è potere, riesce a ottenere la sua liberazione in cambio della soffiata. Zeus ha intenzione di congiungersi con Teti (Meti, Teti, Temi, avete ragione, è un casino), una nereide, ma, appunto, messo in guardia da Prometeo, per una volta tanto si astenne. In seguito Teti ebbe comunque un figlio (non da Zeus ma da un mortale, Peleo), cui diede nome Achille.
Così Prometeo la scampò, anche se dovette aspettare che un figlio di Zeus (Eracle) realizzasse la promessa del padre, uccidendo la fastidiosa aquila e spezzando le dolorose catene. Eschilo rende la storia più lunga e lacrimosa, ma di questo più avanti.

Prometeo viene anche inserito da molti nella categoria dei cosiddetti trickster. Il trickster è una figura che sembra essere presente in tutte le gerarchie mitologiche. È un divino briccone che inserisce il caos, il disordine, il gratuito e l'insensato in mezzo a divinità in genere piuttosto seriose. Ma si badi bene, i trickster (siano le Kitsune giapponesi, l'Anansi dell'Africa Occidentale o il Coyote nordamericano) sono creature ambivalenti, a volte benevole, a volte gratuitamente beffarde, a volte letali.
Prometeo non è così.
I suoi inganni, i suoi veri e propri furti, non sono atti velleitari come il furto di bestiame di Ermes o il transgenderismo di Loki.
Prometeo agisce come amico, mallevadore e protettore dei mortali, senza ambivalenze o atti paradossali. Non stupisce, quindi, che alcune leggende gli attribuiscano la creazione dell'umanità (magari fatta solo di maschi, come dicevamo prima).

È a questo riguardo che ho voluto tradurre l'articolo di Kevin LaGrandeur.
In apparenza, tutti questi automata letteralmente plasmati dalla terra (lasciamo perdere Pandora, che è un vero e proprio robot) hanno molto in comune con figure come l'homunculus e il golem. Creature senza genitori, le prime create da dèi o semidei, queste ultime create dagli uomini.
Ma, come ci fa capire LaGrandeur, la differenza c'è, ed è fondamentale.
Gli uomini creano gli homunculus e i golem col preciso intento di farne degli schiavi, o anche peggio, materia prima per opere di magia.
Gli dèi creano gli esseri umani, in genere, per una sorta di eccesso di sé, un intrattenibile impulso creativo, per avere un altro da sé che confermi la loro identità, e anche, ma sì, per avere qualcuno che li veneri.
Unica eccezione, per quanto ne so, sono gli Anunnaki della Mesopotamia, che hanno creato gli esseri umani appositamente come forza lavoro.
Schiavi degli dèi, edificante.
Se perciò diciamo che Prometeo ha agito per amore degli umani, non siamo fuori strada.
Luciano di Samosata, nel suo Prometeo, fa considerazioni molto laiche: avrò anche esagerato con la burla del grasso e delle ossa, ma non vi pare esagerato punirmi in questo modo? Quanto alla questione del fuoco, che diamine, voi dèi che ve ne fate? Non patite il freddo, non cucinate, eppure ve lo volete tenere tutto per voi [il punto di vista del fabbro Efesto non viene considerato]; la vittima, qui, sono io!

Del titano, purtroppo, la storia successiva ha voluto disegnare un profilo ben diverso, non quello di un eroe culturale, ma quello di un ribelle (apolitico) un po' narcisista, che si oppone alla tirannia del Big Daddy più per ambizione personale che per una questione di principio.
È il Romanticismo, è il Satana di Milton (e Carducci), è il “Prometeo Liberato” di Mary Shelley, è uno che preferisce regnare all'Inferno che servire in Cielo, uno che non sarebbe mai sceso a compromessi con Zeus, ma che sarebbe rimasto lì, inchiodato alla roccia, irrisore nel dolore della pena come Capaneo.
Ma questa è davvero un'altra storia.

(fine Seconda Parte) (Prima Parte)

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