Cime Tempestose, per quel che riguarda le mie emozioni di lettore, possiede tratti in comune con Sulla Strada di Jack Kerouac: tutti i personaggi sono, chi più chi meno, squallidamente detestabili (taluni, anche, tendenti a un superomismo da birreria), compreso il personaggio di chi scrive. La differenza è che in Kerouac non c'è Nelly, il cui punto di vista offre un contrappeso passabilmente umano alla capricciosità borderline degli altri.
Al riguardo, si potrebbe dire che in Cime Tempestose vengano descritti tre generi di interazione tra umani.
La prima è la reciproca spossessione di identità (Catherine e Heathcliff): è un sentimento totalizzante, che non ammette sfumature o compromessi, una brama feroce che porta alla distruzione dell'Io (e infine anche dell'esistenza fisica).
La seconda è la disponibilità, l'aperta accoglienza, l'ecce ancilla domini di un Edgar, la cui sensibilità femminile, tuttavia, non fa che facilitare le mosse crudeli di Heathcliff. Anche questo genere di amore conduce all'annientamento, all'estinzione.
Per terza, Nelly. Antiromantica, pragmatica, armata del buon senso di paese, critica senza peli sulla lingua la volubilità di una Catherine e la cattiveria di un Heathcliff, ma se serve cerca perlomeno di essere d'aiuto. La distruzione finale, qui, viene evitata, non tanto per una questione di gerarchia (altri domestici subiscono molto più di lei il giogo di un Heathcliff), quanto grazie all'autenticità dei legami che instaura (soprattutto con Catherine), immagine di un'affettuosa amicizia che si contrappone all'amore predatorio di Heathcliff/Catherine.
Che Kathy e Hareton comincino a interagire come persone dotate di un minimo di umana delicatezza, in questa prospettiva, risulta alquanto strano. È come se, con la morte di Heathcliff, si fosse dissipato un maligno incantesimo che incombeva sulle due casate, un fumo tossico che aggrediva il lobo temporale.
Ma non quello di Nelly.
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